La Philarmonica





Il direttore dell'orchestra ha deciso che il concerto di questa sera a Wembley dev'essere memorabile. Deve rimanere nella storia, colpire l'immaginazione degli spettatori, suscitare emozioni indimenticabili. E' una finale di Coppa dei campioni (è più bello chiamarla così), è Barcellona-Manchester United, roba da palati fini e cuori forti. Qualcuno ritiene che Sir Alex sappia come disaccordare i violini dei catalani, e il suo carisma non è certo inferiore a quello del Pep. Niente da fare. Sarà un monologo blaugrana, i Red Devils si affacceranno poche volte nella metà campo del Barça, pressing e possesso, possesso e pressing, la palla è sempre tra i piedi di Xavi, di Iniesta e di Messi. Non c'è scampo.

Scintillante e indiscussa, l'egemonia barcellonista. Il mondo discute: è mai esistita una squadra più bella e più forte di questa? Domande inutili, perché una risposta sicura non c'è; perché, sulla terra, il football è disciplina aperta a ogni interpretazione, materia opinabile. Certo è che, quella sera, a Wembley, la Philarmonica suonò una musica celestiale; Eupalla ne raccolse le note e le depose nell'inaccessibile scrigno delle verità assolute, che lei sola conosce.